LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 19

 

6 marzo 2016 – 4ª domenica di Quaresima

Ciclo liturgico: anno C

 

Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:

Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.

 

Luca 15,1-3.11-32  (Gs 5,9.10-12  -  Salmo: 33  -  2 Cor 5,17-21)

 

O Dio, Padre buono e grande nel perdono, accogli nell'abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la tua gioia nella cena pasquale dell'Agnello.


 

 

  1. In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
  2. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
  3. Ed egli disse loro questa parabola:
  4. «Un uomo aveva due figli.
  5. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
  6. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
  7. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
  8. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.
  9. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
  10. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
  11. Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;
  12. non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.
  13. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
  14. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
  15. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi.
  16. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
  17. perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
  18. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;
  19. chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo.
  20. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.
  21. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo.
  22. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici.
  23. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.
  24. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
  25. ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

Spunti per la riflessione

 

Un padre attende il ritorno del figlio

La parabola del vangelo odierno mette di fronte tre protagonisti che potrebbero contendersi il titolo del brano: il padre misericordioso, il figlio prodigo, il figlio maggiore. Forse impropriamente è stata chiamata come «parabola del figlio prodigo»; in realtà il primo prodigo è il padre, talmente «prodigo nell’amore» da scandalizzare il figlio maggiore.

Proprio per i presunti giusti, impersonati dal primogenito, Gesù delinea una sconcertante immagine di Dio. Un Dio la cui paternità valica i limiti del «buon senso» e le ragioni dei «benpensanti» (scribi e farisei) al punto da suscitare la loro irritazione e da metterne a nudo l’intolleranza. In Gesù che accoglie i peccatori, gli stranieri, le donne di strada, gli esclusi, in Gesù che siede a mensa con gente disprezzata e impura si manifesta un Dio che a tutti offre la sua ospitalità, il suo perdono e la capacità di rinnovarsi perché tutti sono da lui amati.

Se dunque nella parabola c’è un rimprovero, esso è rivolto al primogenito e a chi come lui pensa che l’osservanza esteriore della legge sia fonte di merito e autorizzi il disprezzo nei confronti dei fratelli peccatori. Il peccato sta anche nel servire «con l’animo del mercenario» (B. Maggioni), nel rimanere in casa senza apprezzarne il dono, nel respingere e condannare senza appello il fratello che ha sbagliato.

 

Misericordia invincibile

Nella parabola viene anzitutto esaltata la «misericordia» divina. Dentro una storia di rifiuto dell’amore, di miseria e di peccato, Dio risalta per il suo amore infinitamente più grande di ogni chiusura umana. Il figlio minore che rifiuta di essere amato e reclama per sé un’illusoria libertà «è in certo senso l’uomo di tutti i tempi».

Non sapendo valutare il rapporto con il Padre come una relazione liberante, il figlio si allontana, ma la sua stessa avventura si incaricherà di far crollare le illusioni e di sottolineare l’insipienza del gesto. «Il dramma della dignità perduta, la coscienza della figliolanza sciupata» viene a galla nel momento dell’abiezione, della solitudine, della fame. Nell'animo del prodigo matura la decisione del ritorno che sembra obbedire più a un calcolo opportunistico che a una profonda convinzione; nei suoi calcoli non rientra l'ipotesi di una piena reintegrazione. Ma l'atteggiamento del padre mostra che «un figlio, anche prodigo non cessa di essere figlio» e che tale rapporto di amore «non poteva essere né alienato, né distrutto da nessun comportamento».

Lasciarsi riconciliare

Il peccato è stato giustamente definito «una diminuzione dell'uomo» (Gaudium et Spes 13), un autolesionismo che la Bibbia qualifica come «sbagliare direzione», «fallire il bersaglio» e perciò una delusione. Se l'uomo non se ne avvede è perché il rapporto con Dio, fonte di vita e di libertà, è un rapporto insignificante, se non addirittura inesistente.

La realtà del peccato, nella sua dimensione verticale ed orizzontale, nelle sue conseguenze negative si può cogliere solo quando si ricupera il senso di Dio e la sua immagine autentica. Ritrovare Dio é ritrovare se stessi. Nell'intraprendere la strada del ritorno al Padre, il prodigo ha fatto ritorno «alla verità su se stesso». S. Ambrogio così delinea il significato antitetico del peccato e della conversione: «Chi ritorna al Signore si restituisce a se stesso, chi se ne allontana abdica a se stesso».

Ma il ritorno è reso possibile dall'invincibile misericordia divina che non si rassegna a perdere coloro che ama. Per questo Paolo esorta ad assecondare l'iniziativa gratuita di Dio (cf seconda lettura). Lasciarsi riconciliare è lasciarsi amare, togliendo gli ostacoli della diffidenza e della sfiducia. In una parola è convertirsi. L'incontro dei due movimenti, iniziativa divina e accoglienza umana, culmina nel sacramento della riconciliazione. Celebrarlo significa «confessare» la misericordia divina prima ancora del nostro peccato. Piuttosto che umiliazione, esso è festa e celebrazione di speranza perché la Chiesa proclama che la morte e il male sono sconfitti, che la ricostruzione è sempre possibile, che il futuro rimane sempre aperto.

 

Eucaristia: luogo di perdono

La parabola si conclude nel convito festoso di famiglia. Il dinamismo della riconciliazione trova il suo sigillo nell'Eucaristia: «Gustate e vedete come è buono il Signore!». Al banchetto di festa la dissennatezza del prodigo e l'intransigenza del primogenito presuntuoso trovano il loro superamento nella paternità di Colui che li accoglie e li riconcilia in una ritrovata fraternità.

Nella partecipazione all'Eucaristia il cristiano è interiormente rinnovato perché i suoi «pensieri siano sempre conformi alla... sapienza» divina e impari ad amare Dio «con cuore sincero».

 

___________________________________

L’Autore

 

Paolo Curtaz

Ultimogenito di tre fratelli, figlio di un imprenditore edile e di una casalinga, ha terminato gli studi di scuola superiore presso l’istituto tecnico per geometri di Aosta nel 1984, per poi entrare nel seminario vescovile di Aosta; ha approfondito i suoi studi in pastorale giovanile e catechistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (1989/1990).

Ordinato sacerdote il 7 settembre 1990 da Ovidio Lari è stato nominato viceparroco di Courmayeur (1990/1993), di Saint Martin de Corlèans ad Aosta (1993/1997) e parroco di Valsavaranche, Rhêmes-Notre-Dame, Rhêmes-Saint-Georges e Introd (1997/2007).

Nel 1995 è stato nominato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, in seguito ha curato il coordinamento della pastorale giovanile cittadina. Dal 1999 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi di Aosta. Nel 2004, grazie ad un gruppo di amici di Torino, fonda il sito tiraccontolaparola.it che pubblica il commento al vangelo domenicale e le sue conferenze audio. Negli stessi anni conduce la trasmissione radiofonica quotidiana Prima di tutto per il circuito nazionale Inblu della CEI e collabora alla rivista mensile Parola e preghiera Edizioni Paoline, che propone un cammino quotidiano di preghiera per l’uomo contemporaneo.

Dopo un periodo di discernimento, nel 2007 chiede di lasciare il ministero sacerdotale per dedicarsi in altro modo all’evangelizzazione. Oggi è sposato con Luisella e ha un figlio di nome Jakob.

Nel 2009 consegue il baccellierato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano con la tesi La figura del sacerdozio nell’epistolario di don Lorenzo Milani e nel 2011 la licenza in teologia pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, sezione di Torino, con la tesi Internet e il servizio della Parola di Dio. Analisi critica di alcune omelie presenti nei maggiori siti web cattolici italiani.

Insieme ad alcuni amici, fonda l’associazione culturale Zaccheo (2004) con cui organizza conferenze di esegesi spirituale e viaggi culturali in Terra Santa e in Europa.

Come giornalista pubblicista ha collaborato con alcune riviste cristiane (Il Nostro Tempo, Famiglia Cristiana, L’Eco di Terrasanta) e con siti di pastorale cattolica.

Nel 1999 è stato uno dei protagonisti della campagna pubblicitaria della CEI per l’8x1000 alla Chiesa cattolica. Come parroco di Introd ha accolto per diverse volte papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI nelle loro vacanze estive a Les Combes, villaggio di Introd.

 

 

 

Esegesi biblica

 

Le tre parabole della misericordia (15, 1-32)

 

In questo capitolo 15 Luca presenta tre parabole che hanno in comune la nota della misericordia divina verso i peccatori, egli ci offre in tal modo l’intima natura, il perfetto esempio della buona notizia: il vangelo nel vangelo. Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro e questo gli procura critiche e mormorazioni. È questo uno dei punti di costante tensione fra Gesù e i suoi avversari, come tutto il vangelo testimonia.

Un primo esempio lo abbiamo già trovato in 5, 29-32 (la chiamata di Levi).

 

L’annotazione introduttiva alle tre parabole del capitolo 15 ricorda che l’accoglienza dei peccatori era un comportamento abituale di Gesù, come suggeriscono i verbi all’imperfetto: “Si facevano vicini a lui tutti i pubblicani e i peccatori”. Ma si tratta di un comportamento che spesso irrita i giusti: non soltanto quelli del tempo di Gesù (“scribi e farisei mormoravano”), ma anche i cristiani successivi, come Luca spesso ricorda negli Atti degli Apostoli (11,13).

Non è che i farisei escludessero definitivamente i peccatori, volevano però che il comportamento di Dio nei loro confronti fosse severo e che, di conseguenza, i peccatori per ritornare nella comunità dovessero pagare un prezzo di penitenza, di opere e di osservanze. Non accettavano dunque il comportamento benevolo di Gesù, che rivela il vero volto del Padre, che attende i peccatori, li cerca e gioisce del loro ritorno. Ma a volte i “giusti” hanno invidia di questa misericordia di Dio e ne restano irritati: vorrebbero un altro tipo di padre, più severo, più giudice, meno padre.

 

In tutte e tre le parabole viene messa in evidenza la gioia di Dio per la conversione del peccatore:

 

1)      Nella conclusione della prima si legge: “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza”.

2)      Nella conclusione della seconda: “C’è gioia davanti a Dio per un solo peccatore che si converte”.

3)      Nella terza parabola manca la parola gioia, però si parla di festa: “Facciamo festa, poiché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita”.

 

Dunque l’attenzione delle parabole si concentra sulla gioia di Dio per la conversione del peccatore, non sull’azione del peccatore che si converte. Si racconta ciò che prova Dio, non ciò che il peccatore deve fare, il discorso è teologico non morale. La novità della rivelazione evangelica riguarda in primo luogo il comportamento di Dio (un Dio che cerca il peccatore e gioisce del suo ritrovamento), non anzitutto le modalità della conversione dell’uomo.

 

 

 

 

Tempo di quaresima

 

14 febbraio - 1^ Tempo di Quaresima

Deuteronomio 26,4-10                                              Professione di fede del popolo eletto

Salmo 90                                                                   Resta con noi, Signore, nell’ora della prova

Romani10,8-13                                                         Professione di fede di chi crede in Cristo

Luca 4,1-13                                                               Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato                                                                                   dal diavolo

 

_________________________________

21 febbraio - 2^ Tempo di Quaresima

Genesi 15,5-12.17-18                                                Dio stipula l’alleanza con Abramo fedele                                                            

Salmo 26                                                                   Il Signore ha pietà del suo popolo

Filippesi 3,17-4,1                                                      Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso

Luca 9,28-36                                                             La Trasfigurazione

 

_________________________________

28 febbraio - 3^ Tempo di Quaresima

Esodo 3,1-8.13-15                                                     Io-Sono mi ha mandato a voi

Salmo 102                                                                 Il Signore ha pietà del suo popolo

1ª Corinzi 10,1-6.10-12                                            La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata                                                                           scritta per nostro ammonimento

Luca 13,1-9                                                               Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso                                                                           modo

 

_________________________________

6 marzo - 4^ Tempo di Quaresima

Giosuè 5,9-10-12                                                      Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa,                                                                                celebra la Pasqua

Salmo 33                                                                   Gustate e vedete com’è buono il Signore

2ª Corinzi 5,17-21                                                     Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo

Luca 15,1-3.11-32                                                     La parabola del padre misericordioso

13 marzo - 5^ Tempo di Quaresima

Isaia 43,16-21                                                            Ecco, faccio una cosa nuova e darò acqua per                                                                     dissetare il mio popolo

Salmo 125                                                                 Grandi cose ha fatto il Signore per noi

Filippesi 3,8-14                                                         A motivo di Cristo, ritengo che tutto sia una                                                                               perdita, facendomi conforme alla sua morte

Giovanni 8,1-11                                                        Il perdono all’adultera

 

----------------------------------------------

20 marzo - Domenica delle Palme

Isaia 50,4-7                                                                Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi,                                                                     sapendo di non restare confuso

Salmo 21                                                                   Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Filippesi 2,6-11                                                         Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò

Luca 22,14-23,56                                                      La Passione di Gesù secondo Luca

 

----------------------------------------------

24 marzo - Giovedì Santo

Esodo 12,1-8.11-14                                                   Prescrizioni per la cena pasquale

Salmo 115                                                                 Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza

1ª Corinzi 11,23-26                                                   Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al                                                                      calice, voi annunciate la morte del Signore

Giovanni 13,1-15                                                      L’ultima cena del Signore

 

----------------------------------------------

25 marzo - Venerdì Santo

Isaia 52,13-53,12                                                       Egli è stato trafitto per le nostre colpe

Salmo 30                                                                   Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito

Ebrei 4,14-16; 5,7-9                                                  Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di                                                                        salvezza per tutti coloro che gli obbediscono

Giovanni 18,1-19,42                                                 La Passione di Gesù secondo Giovanni